Ludovico Magistretti nasce il 6 ottobre del 1920 a Milano.

La sua famiglia ha sicuramente segnato il suo orientamento lavorativo-creativo.
Nasce infatti in una famiglia fatta da generazioni di architetti. Il padre, Pier Giulio Magistretti è infatti stato tra i progettisti dell’Arengario di Piazza Duomo (costruito tra il 1936 e il 1956, attuale Museo del 900), mentre il bisnonno G. Besia ha costruiti il Reale Collegio delle Fanciulle Nobili. Il giovane Ludovico, dopo aver frequentato il liceo classico, segue le orme del padre iscrivendosi nel 1939 alla Facoltà di Architettura presso il Politecnico di Milano. L’esperienza universitaria coincide anche con il periodo di leva militare, che porta Ludovico a scappare in Svizzera, al fine di non essere deportato in Germania.
E’ proprio durante la sua permanenza in Svizzera, e più nello specifico a Losanna, che ha modo di frequentare altri corsi accademici presso la Champ Universitarie Italien.
Durante il suo soggiorno nella cittadina elvetica, un altro avvenimento fondamentale per lo sviluppo professionale di L.M., è l’incontro con Ernest Nathan Rogers, fondatore del gruppo BBPR, anch’egli rifugiato dall’italia per sfuggire però alle leggi razziali contro gli ebrei. Questo incontro sarà fondamentale per Vico che troverà in Rogers una figura d’ispirazione, chiave per la formazione intellettuale, tale da definirlo come suo Maestro.
Nel 1945 Vico torna a Milano, si laurea e da subito comincia a lavorare nello studio paterno. La sua attività professionale comincia insieme all’architetto Paolo Chessa, e con un forte lutto famigliare: la prematura morta del padre Pier Giulio.

Gli anni 50: Vico collabora a progetti importanti
Gli anni ’50 sono per Milano gli anni della ricostruzioni e portano Vico a collaborare con altri architetti, realizzando circa 14 interventi per INA-Casa e progetti come QT8. Grazie alla costruzione di edifici significati, come ad esempio la Torre al Parco e il palazzo per uffici in Corso Europa, Vico guadagna grande fama come architetto.
L’approccio al mondo del product design per Vico comincia in modo esplicito con la partecipazione a mostre come R.I.M.A. (Riunione Italiana per le Mostre di Arredamento) o alle varie Triennali milanesi, ma si conferma con la fondazione, insieme ad altri famosi progettisti, dell’associazione per il Disegno Industriale (ADI) nel 1956.
Anche gli anni ‘60 sono anni fiorenti e vedono la conferma di V.M. tra i maggiori architetti del periodo, nonostante il suo linguaggio espressivo spesso criticato.
Sempre in questi anni Magistretti vede l’inizio di importanti collaborazioni per quanto riguarda il mondo del product design; disegnerà infatti per Artemide, Cassina e Oluce, realizzando oggetti considerati grandi classici dell’italian design.

Gli anni 70: Atollo per Oluce
Gli anni ’70 vedono sempre più Vico Magistretti in prima linea sul versante del Product design. In questi anni disegna icone che lo porteranno a vincere diversi premi Compasso d’Oro, come ad esempio il divano Maralunga per Cassina e la lampada Atollo per Oluce.

L’ultimo ventennio del secolo vede Magistretti cimentarsi anche in campo universitario; insegna infatti nella sua amata Gran Bretagna al Royal College of Art, dove formerà studenti come Morrison e Grcic, invitandoli verso un approccio minimalista.
Gli anni 90 e il product design
Gli anni ’90 vedono Vico sempre più immerso nel mondo del product design: le nuove costruzioni come architetto in questo periodo sono sempre meno ma invece crescono le sue collaborazioni con note aziende di arredamento, in cui porta grandi innovazioni.
La sua impronta nel product design viene ufficializzata dal Premio alla Carriera ricevuto nel 1994 e dalla mostra monografica, a lui dedicata, organizzata al Salone del Mobile nel 1997.
Atollo

Quando si parla di lampade da tavolo eleganti e di qualità di certo non può mancare il gioiello progettato da Vico Magistretti per Oluce: Atollo. Nel 1977 con la sua produzione è stato totalmente rivoluzionato il modo di immaginare il classico abat-jour. Infatti, nonostante Atollo sia essenzialmente un complemento d’illuminazione soprattutto decorativo, questo si distacca dalla classica idea di accessorio per la casa. Le sue forme sono geometriche e estremamente chiare: cilindro, cono e semisfera. Insieme questi solidi compongono un elemento dotato di grande semplicità, estrema eleganza e versatilità confermandolo come accessorio senza tempo e icona del design italiano. A sostegno della grande qualità del progetto, nel 1979 gli viene conferito il premio Compasso d’Oro.

La lampada, in metallo, è disponibile in 3 dimensioni con diverse sorgenti luminose e 4 diverse finiture: Bianco, Nero, Bronzo satinato e Oro.
Fotografie: Pinterest e Archivio Fondazione Vico Magistretti
Articolo di Clementi Francesca
architetto junior & interior designer
Account instagram: @archj.clementif