L’ unbound e le nuove frontiere dell’ospitalità
Nuove frontiere e nuove acquisizioni di consapevolezza nel mondo dei viaggi e dell’ospitalità per questa seconda parte del 2022.
Si scrive “unbound” si legge libertà di viaggio!
Sarà proprio questo il leitmotiv del futuro dei viaggi e di tutto ciò che riguarda l’ospitalità.
Nessuna restrizione esperienziale, nessun vincolo temporale e spaziale. Queste sono le necessità dei viaggiatori del futuro.
Bella sfida per gli operatori del settore che possono così decidere di puntare sul cavallo vincente dell’ospitalità non convenzionale ma allo stesso tempo fatta di relazioni e feeling con il passato.
Le richieste del viaggiatore e le risposte dell’host-unbound
Costruire nuovi servizi svincolati da ciò che è stata la modalità host/tradizionale è il nuovo passo da fare. L’approccio al viaggio a-temporale ed a-spaziale è una reale necessità, la richiesta di flessibilità è ormai un must have. Viaggiatori con zaini leggeri ma con la voglia di fare quante più esperienze possibili cercano strutture semplici ma dall’effetto wow che siano esse stesse parte di un viaggio esperienziale a 360 gradi.
Tre esempi di viaggio e ospitalità UNBOUND



Possiamo quindi affermare che tre sono i temi fondamentali per questo nuovo modo di viaggiare.
La ricerca della a-temporalità, della a-spazialità e delle good vibes.
Si l’empatia e le giuste vibrazioni sono alla base del godersi luoghi, persone e momenti.
La a-temporalità porta con sé tutta la questione ampiamente dibattuta della tendenza ormai consolidata del workation dove il bisogno di smartworking ha portato ad abbattere definitivamente il limite tra vacanza e quotidianità fatta anche di lavoro. Da qui la necessità di spazi comfortevoli per entrambi le situazioni contemporaneamente, stanze accoglienti, veri e propri mini appartamenti per viaggiatori metà impegnati alla scrivania e per metà esploratori del mondo. Co-working e sale lavoro sono stati spesso introdotti in strutture extralberghiere prendendo il posto di spazi prima dedicati a convention aziendali.
La a-spazialità prevede invece che alla mancanza di confini temporali, si aggiunga la mancanza di confini spaziali. Capsule abitative immerse nella natura e negli ecosistemi locali sono le più ricercate dai viaggiatori. Ti permettono di vivere giorni full immersion nell’esperienze senza distrazioni ma allo stesso tempo con comodità da luxury hotel.
Infine la ricerca delle good vibes, cioè di tutte quelle emozioni e sensazioni che il viaggiatore cerca nella sua esperienza di viaggio come immersione sensoriale, con la ricerca di strutture “spirituali” dalla forte impronta di ritualità e benessere mentale, sfidando gli host al less is more nelle loro strutture ricettive. Richiesti in questi casi spazi cozy effetto cocoon, nido per il proprio animo e per le proprie emozioni.

Canalizzare e trasformare questi input provenienti dalle nuove frontiere del viaggio, aiuterà gli operatori del settore a costruire servizi e spazi sempre più flessibili, personalizzati e connessi nel tempo e nella memoria.
Come diceva John Ruskin, “Quando costruiamo, cerchiamo di pensare che costruiamo per l’eternità.”
È forse ancora questa può essere la chiave di volta dell’ospitalità nel futuro.
Articolo di Daniela Scovotto_ architetto&home stager